«Mi scusi». Una signora di mezza età mi parla dall’altra parte del bancone. «È la prima volta che vengo qui…»
«Anche io»
«Mi saprebbe dire cosa… Che cosa c’è? Cosa devo fare?»
Siamo al Salone del Libro di Torino, e non pensavo ci fosse bisogno di sapere altro.
Ma forse invece c’è, e allora le spiego che in questo grande spazio (ce ne sono altri 3 così, sono 4 padiglioni in tutto) sono riunite tante case editrici, piccole, medie e più grandi, che arrivano da tutta Italia per esporre e vendere libri.
E spero così di aver chiarito anche cos’è una casa editrice, se ce ne fosse stato bisogno.
Poi le indico a pochi metri di distanza un desk dove può farsi dare una mappa per orientarsi, e un programma.
Perché ci sono tanti incontri che si possono seguire, con scrittori ed editori, principalmente.
La signora mi sembra rincuorata, ha le idee più chiare.
Io no, perché pensavo che chi arriva al Salone del libro di Torino sapesse esattamente dove sta andando.
Ne è talmente convinto che probabilmente ha comprato il biglietto online in anticipo e ha studiato il programma per sapere in quale giorno fosse meglio andare, e chi andare ad ascoltare.
È così che, prima di venire qui, ho sempre immaginato il visitatore medio del Salone.
Ma quest’anno il Salone è nuovo.
Qualcuno pensava fosse morto, qualcun altro non ne era convinto. E così al suo trentesimo anno il Salone sembra essersi messo in discussione.
Questo già di per sé ha fatto discutere, e il fatto che se ne sia discusso ha generato un’attenzione viva intorno a uno spazio (quello dei libri, di chi li fa, di chi li scrive, di chi li stampa) inconsueta – dicono – almeno basandosi sui numeri. Qualcuno dice che le persone hanno avuto la sensazione che non si partecipasse a un evento ma che siano stati attirati dalla sostanza. Qualcun altro si pone leciti dubbi sui titoli che gridano al fenomeno inaspettato e straordinario.
Sicuramente la sensazione di chi come me da uno stand (pagato molto meno degli anni scorsi, questo è un dato) ha osservato per cinque giorni le persone passare come in un acquario è stata quella di partecipare a una sorta di resistenza attiva, che di per sé un evento lo è, eccome. E più la resistenza dava i suoi frutti, più dimostrava di poter funzionare, più attirava chi ancora non aveva scelto, né in un senso né in un altro. E così si è arrivati a quei 165.746 visitatori totali, 38 mila in più rispetto al 2016 (e poco meno di 100 mila in più rispetto alla Fiera organizzata a Rho, Tempo di Libri).
Di articoli, considerazioni e analisi ce ne sono tantissime. Una carrellata di highlights assolutamente efficace l’ha fatta Paolo Armelli nella sua rubrica Editoria, signora mia sul sito di Federico Novaro (anche se io più di qualche titolo Adelphi l’ho visto tra gli scaffali del bellissimo stand che ospitava add editore e Libreria Bodoni…).
Non so se l’entusiasmo di un Davide che affronta Golia durerà ancora abbastanza, o se si innescherà un consueto meccanismo snob che acceca poi ogni utile riflessione, certo è che il Salone è già programmato per il 2018 (sarà dal 10 al 14 maggio), quindi tanto vale appuntare un decalogo che sarebbe stato utile conoscere prima di affrontare il mio primo Salone del Libro (e sopravvivere). Potrebbe essere utile almeno per il prossimo.


– 1 –
Scarica la app ufficiale
Districarsi tra tutti gli eventi è praticamente impossibile. Anche perché spesso si accavallano come gli esami universitari.
Il programma cartaceo che distribuiscono in fiera è di circa 200 pagine. 200 proprio, senza esagerazioni. E solo per leggerlo tutto ci vorrà così tanto tempo che non farete in tempo a partecipare a nessun incontro. Se volete ottimizzare al massimo le energie, quindi, il mio consiglio è di guardare il programma online e poi scaricare la app ufficiale gratuita dove è possibile salvare gli eventi che interessano. In questo modo potrete scegliere meglio quale giorno andare al Salone (se dovete scegliere) e con una rapida scrollata controllare ora e luogo dell’incontro.
– 2 –
Segui un percorso ordinato (o ti perderai di sicuro)
All’entrata distribuiscono, oltre all’inutile programma cartaceo, anche una più concisa mappina.
Prendetela. Vi servirà per trovare quell’editore che cercate ma che, pur passandoci davanti, non avete visto.
Se avete tempo, segnatevi le collocazioni, altrimenti procedete, ma con ordine. Terminate una fila e poi vedete quella accanto, se siete di quelli che vogliono vedere tutto, ma proprio tutto.
Non vi lasciate attirare dal canto della sirena che arriva dallo stand più figo o dallo strillo più invitante.
Tenete duro. Solo così potrete evitare di ritrovarvi in mezzo ad un corridoio, smarriti, che non sapete più da dove venite e dove state andando.
– 3 –
Presentati agli incontri con largo anticipo
Ho visto file che voi umani nemmeno ai saldi. Ho visto file per Saviano, e mi sono interrogata (dato che lo si vede spesso, parlare di molto), ma poi ho visto file anche per Pennac, o per l’Ernaux. Ho sentito gente non riuscire ad entrare nelle sale e gente che nel corso del Salone ha imparato e si è presentata anche con un’ora d’anticipo. Vi sembrerà di stare sprecando tempo, perché in quell’ora avreste potuto vedere molti libri e parlare con molti editori. Ma è l’unica soluzione. Arrendetevi e prendete posto. E godetevi la sedia, che al Salone è una merce rara.


– 4 –
Indossa scarpe comode
Avete presente quando tornate dall’Ikea stanchi morti chiedendovi come mai le gambe vi facciano così male e poi vi rendete conto che, tra scaffali di piatti e cuscini, in realtà avete camminato chilometri? Ecco, la sensazione al Lingotto è la stessa.
Starete in piedi tanto tempo. E camminerete per lunghissimi corridoi. Piano, guardando libri, godendovela. Ma alla fine sempre che dovrete percorrere chilometri.
Quindi, proprio come in qualsiasi escursione da battaglia che si rispetti, mettete le scarpe più comode (quelle belle potete riservarle per le feste del punto 10, ma fingendo di esservi messi la prima cosa che avete trovato nell’armadio).
– 5 –
Non comprare subito i libri che ti piacciono
Potrebbe sembrare un paradosso ma in realtà è fondamentale per chi ha lo spirito battagliero. Sarete tentati di comprare quella novità o quel titolo di cui avevate letto e che non avete trovato in libreria. Non compratelo subito. Rischiate di caricarvi come muli e ritrovarvi a strisciare stanchi dopo un paio di corridoi appena.
Appuntate tutto sulla mappa, così da ritrovare lo stand. Questo vi aiuterà a tenere sotto controllo la wishlist, a fare una selezione finale, se dovesse servire, e soprattutto a salvaguardare la salute della vostra schiena (a meno che non siate di quelli che arrivano armati di trolley, ma allora lì vi è concesso tutto).
Non temete di non ritrovare quel titolo. Probabilmente l’editore ne ha portate scatole intere. E se anche così sarà felice di accordarsi con voi per farvene avere una copia (che tra l’alro è l’obiettivo con cui è partito da casa, quindi…).
– 6 –
Non perdere il padiglione 5
I padiglioni 1, 2 e 3 sono quelli in cui sono raggruppati gli stand degli editori. Senza un ordine apparente.
Il padiglione 2 è il più grande, il 3 ha la maggior parte delle sale.
Ma c’è anche il padiglione 5 (di fronte al 2). È il padiglione delle mostre, degli spazi espositivi, oltre che delle attività per i ragazzi.
Nell’edizione 2017 ha ospitato la libreria dei ragazzi, la mostra Childrens’ books on art, la mostra Vietato non sfogliare e il fantastico allestimento a cura di Anna Pironti e Paola Zanini Ridisegnare il mondo… oltre i confini.
Fateci un giro, è un padiglione a se stante ma offre uno sguardo di insieme utile (oltre che le scale mobili per il centro commerciale. A cosa servono, ve lo dico al punto successivo).




– 7 –
Mangia al Centro Commerciale
Dentro al Salone sono previsti spazi per mangiare, ma le file sono lunghe, i posti a sedere pochi e la scelta nel migliore dei casi limitata.
Però lo spazio del Salone è collegato direttamente dall’interno con il Centro Commerciale Gallery 8.
Lì, come in qualsiasi altro Centro Commerciale, la scelta per mangiare è molto più varia, mediamente più economica e trovare un posto per sedere sarà sicuramente più facile.
Al suo interno c’è anche un supermercato che, per chi vive murato vivo nel Salone 5 giorni, può essere la salvezza.
Al Centro Commerciale si accede sia dalle scale mobili del padiglione 5 che dall’esterno del Salone.
Ma prima di uscire informatevi se potete rientrare: alcuni biglietti (come l’abbonamento) sono validi per un solo ingresso.
Una volta entrati, non potrete più uscire (suona minaccioso, ma è proprio così).
– 8 –
Scegli il giorno della settimana che fa per te (e l’orario giusto)
Ovviamente nella scelta del giorno in cui visitare il Salone le variabili sono tante: le presentazioni che ti interessano, i giorni che puoi fermarti a Torino, il treno che costa meno (se vieni in trasferta).
In ogni caso forse può esserti utile sapere che:
- giovedì e venerdì mattina il Salone è invaso dalle scuole;
- il sabato e la domenica il Salone è invaso da tutti gli altri;
- il lunedì tornano le scuole e tutti quelli che non sono ancora venuti o che vogliono tornare.
In pratica quindi l’affluenza sembra essere sempre molto alta.
In base agli orari però si può provare a scansare un po’ di folla:
- all’apertura la fila è molto lunga, c’è tanta gente che compra il biglietto, tanta gente che deve passare i controlli, tante scuole;
- dopo qualche ora sicuramente la fila è minore, quindi sembrerebbe il momento migliore per superare i varchi, ma poi dentro la mole di persone è sempre la stessa;
- inspiegabilmente, rispetto a molte altre manifestazioni simili, il pomeriggio è sembrato meno affollato della mattina (forse ancora una volta per via delle scuole);
- infine nelle ultime ore del pomeriggio l’affluenza è sicuramente più bassa, quindi si ha molto più facilmente modo di guardare con calma i libri, anche se entrare tardi significa avere meno tempo per vedere tutto.
Al netto di tutto ciò forse la cosa migliore è arrivare con calma in tarda mattinata in modo da evitare la fila, ma avere abbastanza tempo per vedere tutto, e allo stesso tempo essere freschi ancora verso pranzo, quando chi è arrivato la mattina è ormai tramortito e giace in un angolo a nutrirsi.
– 9 –
Approfittane per parlare con editori piccoli e medi
Data la famosa scissione, quest’anno sicuramente c’è stata, molto più che in altri anni, l’occasione di incontrare editori piccoli e medi.
Ma anche se l’anno prossimo molti dei colossi dovessero tornare, speriamo che il Salone possa confermarsi come uno spazio di bibliodiversità vivace (come forse ormai non lo sono più le grandi librerie di catena). Qui avete quindi l’opportunità di guardare negli occhi sì scrittori e illustratori, ma anche editori, strani personaggi spesso troppo chiusi in un ufficio, a lavorare dietro, con, su e tutt’intorno ai libri.
C’è sempre tempo per una fila da Feltrinelli, non c’è bisogno di arrivare al Salone per farla.
Approfittane invece per girare tra gli stand medi e piccoli, studiare i cataloghi di questi editori, fatti spiegare le linee editoriali che li ispirano, fatti raccontare la loro novità più bella.
Ne saranno felici, loro sono lì per quello (con fatica, sudore e sonno arretrato, nel migliore dei casi).

– 10 –
Non dimenticare Torino (e le feste)
Ultimo punto ma forse il più importante.
Va bene, il Salone è bello, è una bella occasione per i libri e i lettori, ci sono un sacco di cose da fare e da vedere ma il Salone non esiste senza Torino.
Se vai al Salone, devi ritagliarti un po’ di tempo per passeggiare nella città che lo ospita da 30 anni orgogliosamente.
Torino mi è sembrata elegante ma in senso buono, molto austroungarica, sicuramente diversa da qualsiasi altra città italiana che ho visto.
Somiglia più a Parigi, o a Praga.
Ha dei bar meravigliosi, in cui è obligatorio fermarsi, piazze scenografiche e palazzi deliziosi.
Ma sei qui per il Salone, non dimenticarlo. Quindi devi concentrare la tua visita in poco tempo.
A piedi, io partirei con una colazione al Caffé al Bicerin, un posto strepitoso, dove bisogna per forza assaggiare i croissant con la gianduia fatta da loro e, da bere, un bicerin, appunto.
Non economicissimo, ma certamente tradizionale e gustoso.
Sarà talmente sostanzioso che potrete risparmiare sul pranzo, ma ne sarà valsa la pena.

Caffè Al Bicerin
piazza della Consolata 5
10122 Torino – Italia

Camminando, potrete passare per piazza Castello e affacciarvi negli splendidi Giardini Reali (l’ingresso è gratuito e, d’estate, vi aspettano sedie a sdraio per riposarvi un po’), dirigervi a dare un’occhiata alla Mole Antonelliana (difficile che riusciate a vedere il museo del cinema, se avete poco tempo), e poi proseguire passeggiando per il centro in direzione di Palazzo Carignano, sede del rimo Parlamento del regno d’Italia, del Museo Egizio (anche questo varrebbe una visita, se ne aveste il tempo) e Piazza San Carlo.
Da lì proseguite in direzione del Po, e poi giù verso il Parco del Valentino.
Qui, tra le altre cose, il mio consiglio è di non perdere il Borgo Medievale interamente ricostruito in occasione dell’Esposizione Generale Italiana del 1884. La Rocca è a pagamento, ma i vicoli e la piazza principale si possono visitare gratuitamente. È un breve e curioso tuffo nel Medioevo, ma certamente è particolare.
Da qui, una non brevissima passeggiata ti porterà alla fermata della Metro Dante; da lì al Salone il viaggio è brevissimo.
La Metro di Torino è nuova, veloce, e frequente. È un mezzo perfetto per spostarsi e porta direttamente al Lingotto, per cui il mio consiglio è di cercare un alloggio non distante da una delle fermate. C’è ovviamente la possibilità di acquistare il biglietto giornaliero, ma c’è anche il carnet da 6.






Infine, se la sera non sarete tramortiti dalla città, dai libri e dagli incontri, il mio consiglio è quello di mangiare una cosa nel quartiere del Quadrilatero, un intrico di viuzze vicino al Caffè Bicerin, e poi fare un salto alla festa di Minimum Fax, un must (dicono) della movida editoriale. Di solito dovrebbe essere il venerdì, mentre il sabato c’è quella della Scuola Holden, che quest’anno era a tema Twin Peaks (ma mentre la prima è aperta, la seconda ha la lista).
Non serve stare molto, giusto il tempo di ricordarsi che anche gli editori sanno divertirsi. Forse.




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